lunedì, febbraio 27, 2006
POLENTA........CHE RICORDI.
Stamane, mio papà mi fa notare un articolo apparso sulla GAZZETTA DI PARMA (vi meterei il link, ma ho scoperto che lettura on-line è a pagamento), dove si raconta dei
FAMI' DA FAGOT---- i servi dei campi.
L'articolo è semplicemente splendido e racconta di questi bambini già adulti,di famiglie molto povere, che a marzo inoltrato venivano letteralmente venduti in un mercato ad un REZDOR (padrone), il quale li usava come bassa manovalanza nel curare gli animali, il tutto in cambio di POLENTA TUTTI I GIORNI, UN PAIO DI SCARPE a fine stagione e un ANGOLO DI FIENILE dove dormire. Questo fino alle porte dell'inverno successivo.
Al pensiero che mio nonno all'età di 9 ANNI già era BIFOLCO ( colui che cura i buoi e le vacche), mi riporta ai racconti che mi hanno cresciuto.
Povertà si fondeva con fierezza, con un risultato agro-dolce che ha temprato fisico, mente e cuore.
Non ho mai sentito i miei nonni raccontare i tempi di "magra" , con melanconia, bensì con i toni di un maestro che addestra la giovane leva alla VITA VERA E PROPRIA; mi trasmettevano le loro esperienze cercando di farmi ragionare e renderle mie .
Una leggenda racconta di un REZDOR zotico e violento che durante una forte nevicata si rivolse ad un famì da fagot dicendo:
" tutt' al scarfulj ad neva jen tutt' famì da fagot chi sercon padron" (tutti i fiocchi di neve sono f.d.f. che cercano padrone)
...passò l'inverno e la primavera sfogò il suo impeto multicolore...
Un giorno guardando un prato di "pisacan" (bocca di leone) fioriti, il bambino si rivolse risoluto al suo rezdor:
" sjor rezdor, ja vedot tutt' j pisacan? jen tutt' padron chi sercon i famì da fagot! "
Prese il suo sacco (fagot) e se ne andò per tornare a casa, sicuro che la campagna non avrebbe mai abbandonato un suo figlio.
...cito alla lettera dall'articolo....
" Una leggenda semplice, umile, fatta in casa come la FOJADA (sfoglia) che narra dell'epoca dei "famì da fagot": giovanetti e in molti casi anche bambini i quali si cibavano di zuppa e di polenta e, per dormire, disponevano della " GREPPIA CON BRANC AD FEN (manciata di fieno).
UN PO' FAMI' E UN PO' GESU' BAMBEN".
Grazie all'autore LORENZO SARTORI
berso
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8 commenti:
molto toccante quello che hai scritto, ha il sapore crudele dei tempi di una volta...
ora devo andare a milano, poi torno a leggermelo meglio, anche perché l'intercalato parmigiano mi rallenta la lettura!
:-)
Bravo Artificio........
difficile comprenderlo per chi non é nato in quella fetta di terra schiacciata tra l'appennino e baciata dal Po........".. le longa la carera sa t'la fé deschèlsa...e le fredà la tera quanda la fumà...in ca le su al soiol ad la polenta....e me madra la ridà in'tant cla mesda...e a taca al fog cal te sdesfa al fred int'jos at spet d'indorminteret.....che dman ad matenna a ghe da lavorer....."
Se a scuola insegnassero anche questo........che bagaglio di cultura!!!
Bravo cuoco....sapevo fossi in gamba e capace di toccare lo stomaco....ma qui si va la cuore!!
Complimenti
Chemist
P.S. (dato che la poesia é in dialetto e ho visto lo parliamo uguale...ti prego di tradurla tu per gli altri)
Vediamo un po', se ci riesce una terrona che sta studiando le lingue ...;-)
E lunga la strada quando la si percorre scalzi, ed e' fredda la terra quando "fuma"
in casa c'e' su la polenta
e mia madre ride intanto che la mescola, vicino al fuoco che *.sdesfa* ( disfa?)...
il freddo nelle ossa aspettando di addormentarti
che domani mattina c'e' da lavorare...
gennarino internescional (o almeno ci prova, alla faccia di Bossi:-))
Praticamente una traduzione perfetta........da vero nativo delle campagne vicino al Po....propongo la tua cittadinanza onoraria......1000 complimenti....
Chemist
Anche mio padre ha vissuto "polenta tutti i giorni" l'ho raccontato qualche tempo fa. Curioso che si ritrovino queste cose e il bisogno di condividerle a poche settimane di distanza. Che sia un segno? Più probabile, solo un caso.
Remy
Caro CHEMIST, propongo, a questo punto, un incontro.....
SRIBACCHINI: confermo la cittadinanza onoraria!!!!!!!!!!!
Grazie TAK
E chi non ha un ricordo legato alla polenta? Mio padre mi raccontava della sua "poenta e 'renga" (aringa), si appendeva ad un filo sopra la tavola e tutti "tocciavano" così durava tantissimo!
sono tornata a leggermelo con calma...
mi è piaciuto molto l'articolo, come sempre quando si parla dei tempi di una volta senza acredine o lamentela, ma, come dici tu, con la dignità di chi ha resistito ed è diventato grande, maturo, degno di rispetto!
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